Scoliosi: nuoto e sport

es.scoliosiSpesso ci si è posti la domanda: ma lo sport o l’ed. fisica scolastica migliorano o peggiorano la scoliosi? O ancora, il nuoto è veramente l’unico sport che possono praticare i ragazzi affetti da questo comunissimo problema?

Negli anni si sono susseguite innumerevoli teorie che affermavano tutto e l’esatto contrario di tutto! L’obiettivo di questo articolo, non è quello di stabilire una nuova tesi o un protocollo inattaccabile sul trattamento della scoliosi, bensì quello di cercare di fare luce sui luoghi comuni che delle volte prendono il sopravvento sulla diagnosi medica.

La scoliosi trasforma il torace in un cilindro deformato, che tende ad aumentare spontaneamente la sua deformazione ogni volta che vengono esercitate delle forze sulla sua superficie esterna o interna (Geyer e altri).

Sulla base di questa affermazione, anche un’attività apparentemente innocua come il nuoto (ma anche la ginnastica artistica, la ritmica, la danza classica), può avere un effetto deformante, date le forze di pressione che vengono esercitate sul soggetto.

Ecco sfatato quindi il primo mito:  il nuoto come “toccasana” della scoliosi. In passato, si riteneva che fare lavorare il paziente in assenza di gravità potesse avere un effetto terapeutico, e, il nuoto, in quanto sport praticato in assenza di carico, veniva considerato lo sport ideale. Alla luce degli studi più recenti è stato evidenziato invece che, in un soggetto affetto da questo dismorfismo, è più importante potenziare le capacità posturali antigravitarie, quindi, in questo senso è utile praticare degli sport in carico. Il nuoto, se praticato in maniera agonistica, essendo uno sport mobilizzante la colonna, tende ad aumentare la flessibilità, e quindi rende il rachide più facilmente deformabile.

E’ stato inoltre dimostrato che nelle scoliosi con una deformazione superiore ad un certo grado (oltre i 10 millimetri di gibbo dorsale), il nuoto non solo non è utile, ma è addirittura dannoso, perché a causa della respirazione forzata e dalla pressione esterna dell’acqua sul cilindro toracico, tende a sviluppare un meccanismo rotatorio auto-deformante.  In conclusione possiamo affermare che il nuoto non è una terapia della scoliosi, ma praticato in maniera non agonistica due o tre volte la settimana, è invece una forma di attività fisica che, come tutte le altre, ha indicazioni e controindicazioni. L’importante è utilizzarlo con buon senso!

Parliamo ora di un altro mito comune: gli sport asimmetrici come “nocivi” e assolutamente da evitare nell’adolescente scoliotico. E’ stato dimostrato che la frequenza della scoliosi è uguale tanto nei soggetti che fanno sport simmetrici quanto in quelli che praticano sport asimmetrici. Il tennis, la scherma, la pallavolo, possono sviluppare maggiormente i muscoli di un lato rispetto all’altro, ma non provocare o far peggiorare una scoliosi iniziale. In conclusione, gli studi dimostrano come l’azione di questi sport sia abbastanza “neutra” nei confronti della scoliosi, purché rimangano ad un livello di pratica non agonistico.

A questo punto il dubbio può presentarsi: considerando il fatto che  l’attività sportiva è dannosa, inutile o al massimo neutra nei confronti della scoliosi, perché tutti gli ortopedici la prescrivono?L’attività fisica e lo sport devono essere considerati inscindibilmente legati alla ginnastica correttiva perché rappresentano “l’altro lato della medaglia, quello attivo”. La colonna di un soggetto cha ha appreso gli “schemi motori corretti” durante le sedute di ginnastica medica, risponde alle sollecitazioni di carico e disequilibrio con reazioni riflesse di tipo correttivo, anziché deformante.

L’attività sportiva non agonistica deve quindi essere vista come completamento dell’insostituibile ginnastica correttiva, tuttavia, quando è possibile scegliere, sarebbe meglio praticare sport in carico come ad esempio la corsa, per non  mobilizzare eccessivamente la colonna.

Luisa Miraglia
D.O.M.R.O.I